Perché una comunità ha bisogno di un Teatro?
Perché, pensava Strehler, il Teatro è il luogo dove questa comunità,
liberamente riunita, si rivela a se stessa.
Il Teatro è il luogo dove questa comunità ascolta una parola da accettare o respingere.
E questa parola, anche quando gli spettatori non se ne avvedano, li aiuterà a decidere
nella loro vita individuale e nella loro responsabilità sociale.
Il teatro ci avvicina alla Storia, alla nostra Storia e a quella del mondo.
Il teatro ci avvicina, attraverso la fantasia e l’immaginazione alla realtà più
nascosta; quella realtà che storici, giornalisti, opinionisti, sociologi, psicologi ed esperti che a vario titolo frequentano i programmi di intrattenimento televisivi non sono in grado di cogliere e farci cogliere.
La realtà che si può conoscere solo attraverso l’immaginazione e la fantasia appunto.
E’ un compito straordinario.
Interpretare il mondo per mezzo della fantasia e dell’immaginazione.
Interpretare il mondo per mezzo di un sogno.
Dice Shakespeare attraverso Prospero:
“ Noi siamo di natura uguali ai sogni,
la breve vita è nel giro di un sonno conchiusa”.
E “ Delirio a due” come si inserisce in questa dinamica realtà sogno ragione sogno teatro?
Delirio a due è tratto da opere di Ionesco, Brecht e un finale di partita da Commedia delle vanità di Canetti.
In uno spazio claustrofobico che sembra escludere gli altri, tre coppie si muovono separatamente.
Coppie che sanno riconoscersi solo attraverso i corpi.
La parola serve solo per riempire lo spazio e il tempo.
Corpi e parole del disamore.
Corpi e parole che rappresentano estrema solitudine.
Uno è indifferente a se stesso e all’altro e viceversa.
Quale società può nascere e svilupparsi da questo privato asfittico, nel quale non c’è posto per emozioni, sentimenti valori.
Questo privato nel quale, pur vivendo con l’altro, non c’è posto per l’altro.
L’altro è un estraneo che non si vuole riconoscere.
Ci aggrappiamo al suo corpo per sfuggire alla insormontabile indifferenza che ci separa;
lo spiega benissimo Luce Irigaray nel suo “ La democrazia comincia a due”.
E’ da questa indifferenza privata che nasce e si nutre l’orrore pubblico.
L’orrore che oggi è diventato quotidiano, mentre masse accorrono a vedere cinquanta sfumature di grigio o si perdono nelle sei serate del festival di Sanremo.
Abbiamo bisogno di un giglio bianco.
Un giglio bianco può salvare il dentro e il fuori.
Il privato ed il pubblico.
Il singolo e la collettività.
E può aiutarci andare al Teatro della Posta vecchia martedì 3 Marzo alle ore 20,30, e mercoledì 4 Marzo, alle ore 18, e vedere le nostre immagini sul palcoscenico
e colpirle con le palle che avremo a disposizione.
In quei giorni sarà in scena “ Delirio a due” lo spettacolo realizzato dal Piccolo Teatro Pirandelliano per la Stagione Teatrale del Teatro Pirandello diretta da Mario Gaziano.
Sulla scena Paolo Di Noto, Marcella Lattuca, Rosamaria Montalbano, Giovanni Moscato, Francesco e Manuela Naccari e alla fisarmonica il Maestro Angelo Sanfilippo; dietro la scena Donatella Giannettino.
Insomma tutto il Piccolo Teatro Pirandelliano.
Lia Rocco