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GRUPPO TEATRALE CAOS
Non è vero, ma ci credo
Vero e proprio classico del bagaglio drammaturgico partenopeo “Non è vero, ma ci credo” è incentrata sul tema della superstizione e la vana illusione degli uomini di poter dominare il destino. Scritta da Peppino De Filippo nel 1942, questa piecès, giocata più sui toni della farsa che della commedia, è stata adattata in tempi più recenti. Il commendatore Gervasio Savastano (Enzo Minaldi) è un agiato imprenditore afflitto dai normali problemi di gestione sia in famiglia che nel lavoro. La sorte continua a giocargli brutti scherzi, la figlia Rosina (Giusy Alaimo), si è infatuata di un giovane che il commendatore non ritiene all’altezza del proprio status sociale, contrastato dalla moglie Teresa (Elisabetta La Rocca), complice della figlia. Ruotano attorno al protagonista i fedelissimi collaboratori: l’avvocato Donati (Franco Principato), la segretaria Mazzarella (Carmen Trupìa), il ragioniere Spirito (Gero Ferlisi) che cercano di barcamenarsi fra i rispettivi ruoli professionali e le tendenze scaramantiche del loro capo. A condire il tutto una domestica (Rosalba Cassarà) spontanea, gioiosa e birichina. Necessità anti jattura più che esigenze aziendali, determinano la sostituzione del vecchio impiegato Belisario Malvurio (Filippo Sferlazza) con il giovane Alberto Sammaria (Alessandro Cutaia). Peppino de Filippo, impareggiabile spalla del grande Totò, scrive quest’opera che lo vedrà immenso protagonista, miscelando con grande ironia le varie fasi della vicenda e rendendone immancabilmente comico ogni aspetto. Un finale che sorprende anche il protagonista oltre che gli spettatori rende ancora più gradevole l’opera.
Renato Terranova