Note di Regia
Ricavato dalla novella pubblicata nel 1910 sul Corriere della Sera il “Pensaci Giacomino!”
viene trasposto anche in siciliano per l’attore comico e gloria del teatro dialettale Angelo
Musco, che fu interprete della trasposizione cinematografica del 1936.
Luigi Pirandello affronta una questione sociale, che si intreccia con le convenzioni
borghesi dell’epoca in cui la responsabilità morale effettiva si contrappone a quella
pubblica apparente.
Si indossa una maschera che occulta la propria natura e si è quello che vedono gli altri, e
si viene giudicati per la maschera che si indossa. È il paradosso borghese di Pirandello,
condizionato dalla figura incombente del padre dispotico e dalla disattenzione della
madre, affidato alla governante che gli trasmetterà una visione arcana e magica della
donna, che ne plasmerà la personalità poliedrica e curiosa.
Il professore Agostino Toti, protagonista della vicenda, interpretato da “Enzo Minaldi”
riesce con la sua caparbietà dettata da “onestà” e “voglia di far bene a qualcuno alle spalle
del governo”, a sconfiggere le apparenze e i condizionamenti da queste dettate.
Ne esce sconfitto il direttore della scuola, “Francesco Brocato” tipico burocrate di quei
tempi, e il direttore della banca “Gero Ferlisi” succube dei giudizi determinati dal suo
“status”; ne escono sconfitti i coniugi Cinquemani “Filippo Sferlazza e Carmen Trupìa”,
capaci di scacciare di casa la figlia per salvaguardare il “santo rossore della faccia” di
fronte al giudizio della gente. Ne esce sconfitta Rosaria De Lisi “Elisabetta La Rocca”
che avrebbe desiderato altro futuro per il fratello gestito come figlio. Come non
considerare vinto ed umiliato anche don Landolina “Sandro Re”, sacerdote legato più alla
salvaguardia dell’immagine che non al bene di una creaturina frutto della “colpa”. Ne esce
sconfitta anche la governante del professore, Rosa “Giusy Alaimo”, che pur vivendo nella
mal considerata casa Toti, detesta il professore. In ultimo risulta sconfitto Giacomino
“Alessandro Cutaia”, sballottato fra l’essere e l’apparire, padre di un bimbo con un
cognome diverso dal suo, più confuso che convinto dei suoi comportamenti condizionati da
tutti. In ultimo Lillina “Laura Di Fede”, dolcissima creatura vittima di un atto d’amore che
per l’epoca ne determinava la considerazione sociale.
Fra tutti emerge solamente la figura del professore Toti, il più intelligente, in fondo,
quello che sente di poter scegliere, di essere padrone della propria vita, delle proprie
certezze, dei propri errori, pronto a pagare, a sentire tutto sulla sua pelle con coraggio e
determinazione.
Nell’anno che precede “AGRIGENTO – CITTA’ DELLA CULTURA 2025”, il Gruppo
Teatrale “CAOS” che mi pregio di dirigere e che porta il nome del luogo natale del grande
drammaturgo agrigentino, ha voluto mettere in scena il “Pensaci Giacomino!” per tributare
al suo cittadino più illustre, insignito del premio Nobel per la letteratura, gli onori che
merita.
Renato Terranova