di
EDOARDO ERBA
I protagonisti della commedia “MURATORI“ sono Fiore e Germano, un muratore ed un idraulico che in una fredda e buia notte devono tirare su un muro all’interno di un vecchio teatro romano abbandonato.
Il muro sarà il nuovo confine tra il contiguo supermercato e lo spazio del
palcoscenico, che ne diventerà il nuovo magazzino. Il lavoro, abusivo, deve
essere fatto al riparo da occhi indiscreti e Fiore e Germano si ritrovano
per la prima volta nella loro vita, e di notte, su un palcoscenico.
In questa notte, tra mattoni, secchi, fili e cazzuole, i due amici si confrontano
sulla loro vita: delusioni, sogni e fallimenti in amore; precarietà di una condizione
lavorativa che non raggiunge mai l’apice e senza condizioni di sicurezza, cui avidi
imprenditori e una mentalità artigianale-fai da te li costringono.
La
condizione di uomini semplici non gli impedisce di sognare una vita migliore e
l’occasione del lavoro abusivo, che gli consentirà un buon guadagno, è un punto
di partenza per ambire ad un benessere maggiore. Lo scambio di pensieri, ricordi e
riflessioni tra i due amici avviene con proverbiale sarcasmo e
ironia del dialetto romanesco.
Ma un
teatro non può chiudere il sipario senza l’ultimo spettacolo, i due
protagonisti saranno gli unici spettatori di quest’ultima rappresentazione. Una
giovane, affascinante, nobildonna appare improvvisamente sul palco, prima a
Germano e poi a Fiore; l’incontro
con la sensuale signorina Giulia (come la protagonista di
un omonimo dramma di Strindberg), è qualcosa di eccitante e rivoluzionario per
le loro vite.
E’
l’incontro del popolo con l’arte del teatro, che rapisce e fa vivere un sogno a
chi ne gode, per il breve momento della sua messa in scena.
Quel muro sul palco, simbolo
di una divisione tra due mondi così diversi, sembra
crollare davanti all’inesauribile desiderio di continuare a sognare.