Benvenuti al Teatro della Posta Vecchia.
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26 - 27 APRILE 2025

Liolà, è stata composta dal grande drammaturgo agrigentino nel 1916, in un momento della sua vita molto critico e travagliato, per l’inasprirsi della prima guerra mondiale e perle vicende familiari poco confortanti e serene.

Eppure è una allegra e giocosa commedia agreste, talmente allegra, che non sembra scritta da Pirandello, come afferma lo stesso autore.
La vicenda si svolge nella campagna agrigentina, dove un’allegra brigata lavora per conto di zio Simone, vecchio avaro, attaccato alla sua roba, come l’ostrica al suo guscio, e si rammarica perché, pur avendo sposato la giovane Mita, non ha un erede a cui lasciare le sue smisurate ricchezze.
Tutta la campagna è in festa, soprattutto per la presenza di Liolà, spensierato bracciante, esuberante e gioioso, grande seduttore, innamorato della musica e del canto con il quale
rende tutti allegri e festosi.
Ha tre figli, affidati alle cure della madre, la zia Ninfa, avute da “ragazzotte di fuorivia”.
Tuzza, figlia di zia Croce, aspetta un figlio da Liolà, e questo “da vero galantuomo” chiede la sua mano. Ma Tuzza lo rifiuta perché non vuole un marito, che è di tutte, anzi,
con la complicità della madre tenta di far riconoscere il figlio in grembo dal vecchio ricco zio Simone, che accetta molto volentieri la proposta e, nel comunicarlo a tutta la brigata, lancia un’accusa di sterilità alla giovane moglie.
A questo punto Mita esce da casa e si rifugia nella casa della zia Gesa, dove Liolà per vendicare l’offesa del rifiuto di Tuzza convince Mita, sua vecchia fiamma, ad avere un
incontro di amore.
Questa, dopo qualche resistenza, apre la porta a Liolà:
Il cielo stellato di Sicilia compie il suo miracolo!!!
Le tematiche dell’opera sono in parte quelle verghiane: il lavoro e l’attaccamento alla roba.
L’allegria che suscita l’esuberante Liolà è colorata dai tocchi della malinconia decadente.
In Pirandello il riso è amaro!