Il testo di Giò Di Falco, trae ispirazione dal “Cantico di Natale” di C. Dickens, ma del racconto originale prende solo il filo conduttore della storia, attualizzandola e italianizzandola. La surreale commedia ,che si svolge in una non determinata vigilia di Natale, tratta del cambiamento dell’insensibile e avaro Ignazio; a una tale personalità si oppone radicalmente lo Spirito Natalizio che, di converso, rappresenta l’apice degli affetti familiari e dell’amore collettivo. Quando la vita del protagonista sembra ormai irrimediabilmente perduta, la comparsa degli angeli dei natali passati, presenti e futuri gli concede un’ultima, inaspettata, possibilità di redenzione. Insieme all’ultimo angelo,Ignazio, visita i luoghi del futuro, scoprendo che è già morto e che al suo funerale, tranne la nipote e l’aiutante di bottega, nessuno lo rimpiange. Dopo un ulteriore incontro con il fantasma del socio, con il ritorno al presente si redime ed evita la tragica prospettiva, trasformando l’egoismo e l’avarizia in bontà e generosità. In questa rilettura il merito dell’autore è quello di inserire in una favola notevoli elementi di critica sociale e di riflessione.