Benvenuti al Teatro della Posta Vecchia.
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FABRIZIO ZICARI

Luna Balocca

con la partecipazione di Manuela Santini

In Anteprima giovedi 17 Dicembre 2009, con replica venerdi 8 Gennaio 2010; ad Agrigento, al Teatro della Posta Vecchia, un'esilarante monologo satirico scritto diretto e interpretato da Fabrizio Zicari.
L'autore ci regala un'ora di saggezza e risate, interpreta la nostra società, la deride, ci apre gli occhi su quanto ci accade intorno, con il suo modo unico ed inimitabile di soffermarsi e raccontare quanto spesso trascuriamo, travolti dalla vita di tutti i giorni.
Da non perdere!

 

AL “POSTA VECCHIA” PRESENTATO IL “LODO ZICARI”

creato da Gian Joseph Morici - Ultima modifica 26/12/2009 10:34

Non credeteci alla pubblicità che in questi giorni recita:”TVA accende il tuo Natale”. Se c’è qualcuno che davvero ha acceso il Natale agrigentino questi è Fabrizio Zicari che con il suo “Luna Balocca” fa esplodere mortaretti e coriandoli in nome di una libertà di espressione che somiglia tanto a un “Non ne possiamo più”.

Voce isolata quella di Zicari? Non diremmo viste le reazioni del pubblico che affollava il teatro lo scorso 17 dicembre e che sono state non solo amichevoli ma convinte, anche.

Pubblico non molto eterogeneo, fatto di medici (Zicari è primario otorino a Licata),imprenditori,ceto impiegatizio, insomma una media buona borghesia che continuiamo a chiamare “buona” se, storicamente, ha sempre dato una mano ai cambiamenti. Pardon…rivoluzioni.

Che poi tra il pubblico ci fossero le solite aristocrazie (si fa per dire) occulte sempre pronte a bloccare il ricambio, non lo escludiamo anche se a questo punto ci vorrebbe il soccorso di una èquipe ospedaliera esperta in TAC e DNA.

Senza andare per il sottile “Luna Balocca” che il cartellone del Posta Vecchia presenta come “un’ora di saggezza e risate che aprono gli occhi su quanto accade”, risulta un lavoro di facile lettura, un impianto teatrale che nel racconto di schermaglie e intrighi mitologico-politici mette a nudo egoismi borghesi,grossolanità populiste,mafia vintage e bel tempo che fu.. Fuochi d’artificio verbali che Fabrizio Zicari,stetoscopio alla mano, offre a un pubblico “informato dei fatti” mentre intorno a lui disegna volute danzanti Manuela Santini che lo guarda con occhi di favola.

Fin dal calcio d’inizio, l’otorino Zicari assesta i primi colpi ricordando l’agrigentino Gaio Sofonio Tigellino “uno dei più fedeli e feroci funzionari di Nerone che poi abbandona quando apparve chiaro il successo dell’insurrezione guidata da Galba. Tigellino fu poi costretto al suicidio da Otone che ebbe la meglio nell’insurrezione”.

Per Zicari giocarsi la battuta sulla rima baciata è presto fatto: “Angelino-Tigellino consigliere del nostro imperatore Berlusconi””. Si chiede Zicari:” Ci sarà mai tra duemila anni  un sindaco agrigentino che cambi Viale della Libertà in “Viale Alfano”?

E sulla “demagogia come arte di trascinare il popolo”, il teatrante “fai da te” sfodera motti e mottetti che lancia tra gli applausi come pillole di saggezza avvertendo che “ la mente è come il paracadute, serve soltanto quando è aperto. Se qualcuno avesse dimenticato di  aprirlo lo faccia perché adesso cominciamo a volare”.

Si, avete capito benissimo. C’entra pure la corda civile e la pazza e il berretto a sonagli tintinna perfettamente.

Ma l’apice (senza Apicella) dello spettacolo, Zicari lo agguanta allorchè presenta al “Parlamento” del Posta Vecchia il suo “lodo Zicari”. E qui non c’è dibattito che tenga e men che meno emendamenti. Persino il Presidente della Repubblica firmerebbe senza batter ciglio. Per non parlare della felicità che inonderebbe i giudici togati-rossi.

Ordunque, il “lodo Zicari” prevede un “Conclave per Silvio I  con la clausola che dopo la sua “lontanissima” dipartita si inizi un “processo breve” di beatificazione e proclamato “santo subito”.

Che fa il paio con quella vignetta di Annozero “Aviamu Totò u’ curtu e ora avemu Alfano ancora cchiù curtu”. A decine,comunque, sono le coordinate che potremmo offrire di questo spettacolo (in replica il   gennaio): dalla titillatio clitoridea per donne isteriche (“ o borderline che non vuol dire puttana ma quasi quasi foddi”) al trauma del confessionale causato da un prete che domanda a bruciapelo “Ti sei toccato? Se ti tocchi diventi orbu), con le conseguenze del caso che spinsero Zicari a diventare medico per spiegarsi l’arcano-mistero  che aveva risparmiato il blblico Onan..

Per finire all’avvertenza di saper votare perché “ cu è figliu di gattu surci piglia” e poi all’ultima chicca sulla questione meridionale con “Innaffiare le proprie radici e crederci per un futuro tutto nostro”.  Zicari ha intermezzato lo show con la recita di alcune sue poesie, autentici atti d’amore alla sua terra  e a sipario calato ha invitato il pubblico ad aiutarlo a salvare “tre cose”: il fiume Akragas dall’inquinamento, la ricostruzione mai conclusa del tempio di Giove e la Chiesa di San Giorgio, santo dei Templari e da dove verosimilmente è transitato il segreto-tesoro dei Templari.

Dicevamo delle poesie di Zicari “Fiori di vigna” pubblicato nel 97 quando fu candidato da Benedetto Adragna a sindaco di Agrigento. Ne scrivemmo una recensione sul quotidiano “Gazzetta di Sicilia”. Ma oggi del “sistema Adragna” Zicari non parla  nella sua lunga carrellata nostalgica su Prima e Seconda Repubblica.In quella recensione nel citare  i versi “ vorrei il coraggio per vivere nuovi amori, sogni innocenti,vili rimpianti” scrivevamo che questi versi varrebbero da soli a rivendicare quel bisogno di riconoscibilità della poesia a pronunciarsi su se stessa prima che sul mondo d’oggi. Un mondo di vendita e in vendita,fatto di soprusi, di autopromozioni,di mortificanti modelli di successo”. Alla prima dello spettacolo solo Teleakras ha inviato un cameraman “free lance” ma “Luna Balocca” merita una ripresa  integrale e mandata in onda ogni sera come “Trappola per topi” di Agatha Christie che da 56 anni si rappresenta a Londra. Appunto, ogni sera nel ST. Martin’s Theatre in West Street.

Forse che Agrigento non merita questa trappola per topi…agrigentini?

 

                                                                                                                 Diego Romeo