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L’OPERA

Il testo teatrale “il berretto a sonagli” parla della vicenda di Beatrice Fiorìca: la signora Beatrice sospetta che suo marito, il cavalier Fiorìca, la tradisca con la giovane consorte del suo scrivano Ciampa. Logorata dalla gelosia, ordisce una trappola per sorprendere i due in flagranza, in modo da dare una lezione al marito e ricondurlo a sé, sottomesso e pentito. La reazione di Ciampa è furiosa, non tanto per il presunto tradimento di cui era a conoscenza e che aveva voluto ignorare per una complicate e sordide ragioni di convenienza, ma per essere stato coinvolto dalla signora Beatrice nell’evento che avrebbe minato la sua rispettabilità. Anche se dopo la denuncia e l’irruzione in casa del delegato Spanò non emergono elementi compromettenti (o il delegato non vuole che appaiano tali, in Pirandello il confine è sempre molto sfumato) Ciampa non si placa, poiché anche un verbale negativo non cancella sospetti e chiacchiere della gente: l’unica soluzione è ammazzare moglie e amante. Tutti in casa cercano di minimizzare il comportamento di Beatrice come un gesto di pazzia e a Ciampa viene un’idea: la signora Beatrice deve farsi passare veramente per pazza e cerca quindi di convincerla a farsi tre mesi di villeggiatura in una casa di salute. Stimolata dalla paradossale provocazione Beatrice dà in escandescenze e grida in faccia all’uomo la verità della sua condizione di "becco", una verità non credibile, consentita solo ai pazzi. La scena finale vede la madre, il fratello e il delegato che cercano di portar via Beatrice, che continua a gridare come se fosse impazzita davvero, mentre Ciampa resta solo in scena in preda ad un turbine di emozioni che rasentano, allo stesso tempo, la rabbia, il selvaggio piacere e la disperazione.

La commedia ruota attorno al tema dell’ipocrisia. La società costringe gli individui ad apparire rispettabili, obbedendo a precisi codici di comportamento. In realtà tutto è permesso, purché si salvino le apparenze.

Per Luigi Pirandello la vita è una “soglia” troppo affollata del “nulla”. E tutta la sua opera ruota attorno a questo “nulla” affollato di “apparenze”, di ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia. Solo “i personaggi” sono veri e vivi.

Il berretto a sonagli è una tragedia della mente, ma porta in faccia la maschera della “farsa”. Pirandello mette sulla scena un “uomo vecchio” uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché è un “niente di uomo”, è trattato come se fosse niente: “Oh che ero niente io?” Questa “domanda disperata” nasconde la concezione di se stesso, torturata e orgogliosa, di un uomo dissolto nel “nulla” del mondo, un nulla affollato da fantocci che vivono nella “società dei pupi”: “Pupi siamo… pupo io, pupo lei… Pupi tutti…”.
Ciampa usa spranghe alle porte, catenacci, paletti per difendere il suo “io”. Ma non ci riesce.
È costretto a uscire, a “sporcarsi le mani”, e ad “esistere”. Ma esistere vuol dire “mettere in gioco” se stesso.

Ed allora la “corda civile” e la “corda seria” non servono più: è la “corda pazza” che scatta.